Molte persone hanno lasciato il lavoro dopo il lockdown. Cosa sta succedendo?

Lo insegnava già il Professor Barbero, rinomato storico Italiano, che fin dagli albori dele società umane, dopo ogni grande epidemia, si assiste ad una trasformazione sociale: chi resta desidera rivedere la propria vita, alcuni si trovano inaspettatamente ereditieri e più ricchi di piccole e grandi opportunità, in molti non sono più disposti a farsi imporre il modo in cui vivere e in generale in molti "alzano il proprio prezzo" perché ci si sente più preziosi, e anche perché si è letteralmente in meno sul mercato del lavoro.

Nel mercato del lavoro degli USA, fonte di questo articolo, la trasformazione è già in atto, cosa possiamo imparare da questo?

Secondo il Dott Max Neufein editorialista dagli USA per la rivista GQ ci racconta che: "chiunque abbia lasciato il lavoro dopo il lockdown è in buona compagnia", il numero dei licenziamenti è così alto che esiste già un termine “La grande rassegnazione”Questo dovrebbe darci spunti di riflessione, dice il nostro editorialista del New Work.

 

Lasciare il proprio lavoro? Molti lo stanno già facendo

Perché lo stanno facendo? Di solito perché non ci piace il nostro manager, non vediamo opportunità di avanzamento o abbiamo ricevuto un'offerta di lavoro migliore. È interessante notare, tuttavia, che ci sono anche alcuni eventi che portano all'accumulo di licenziamenti. Ad esempio, compleanni rotondi o anniversari di anzianità - ma anche incontri con persone che conosciamo dal passato, come le riunioni delle scuole superiori. Perché è così? Perché questi eventi ci fanno pensare se il nostro lavoro attuale è davvero quello che vogliamo fare.

Il 40% dei dipendenti vuole lasciare il lavoro

Negli ultimi mesi di pandemia, il numero di persone che hanno lasciato il lavoro è salito alle stelle in molti paesi industrializzati. E non solo nei settori particolarmente colpiti dal lockdown. Ci sono stati anche più licenziamenti in professioni in cui la situazione economica è appena cambiata. Negli Stati Uniti la tendenza è così grande che hanno trovato il loro termine: “The Great Resignation”. 

 

Solo nell'aprile di quest'anno, quattro milioni di americani hanno lasciato il lavoro, il massimo storico! Secondo un sondaggio su larga scala condotto da Microsoft tra i dipendenti di tutto il mondo, il 41% sta attualmente pensando di dimettersi entro il prossimo anno. Il 46% desidera apportare cambiamenti significativi alla propria carriera. 

Soprattutto nella fase di lockdown, le persone hanno avuto l'opportunità di mettere in discussione il loro lavoro attuale,provare nuove esperize e metodologi per impiegare il proprio tempo -che è la propria vita- pensare a cosa vogliono veramente dal loro lavoro. All'improvviso sono "esplose" domande come: "Le mie capacità vengono davvero utilizzate in questo lavoro?" Oppure: "I miei valori corrispondono all'azienda?"

Le idee su ciò che costituisce una vita professionale appagante sono già cambiate!

È interessante notare che anche chi ha alte competenze in campi come quelli tecnici e creativi si possono trovare in questa ondata. Moltissime di queste figure altamente specailizzate e richieste, ad esempio nel mondo del digitale e dell'informatica, non hanno nessun problema nel fare carriera e nel pretendere compensi importanti e benefit, ma non sono queste le gratificazioni che cercano in questo momento. Cal Newport -importante figura nel mondo dell'informatica- ha notato una tendenza che chiama "ridimensionamento spontaneo della carriera": a causa delle esperienze vissute durante la pandemia da covid19, dipendenti altamente qualificati nelle professioni della conoscenza, della tenica e della creatività stanno scegliendo consapevolmente di lavorare molte meno ore e soprattutto lontano dalle metropoli e dalle sedi delle rispettive aziende. 

Da un lato, perché è diventato tecnicamente indiscutibilmente possibile. Dall'altra perché oggi si prentende una vita più a misura di se stessi, si desidera poter godere del luogo in cui si vive, un ambiente socilamete più piccolo e indipendente dallo scenario lavorativo, un ambniente che può oltretutto rimanere sempre lo stesso anche se cambi lavoro, azienda o settore 1, 10 , 100 volte.

In molti si stanno chiedendo:

1. Il mio lavoro mi soddisfa davvero? Oppure sono gli aspetti di contorno come l'auto aziendale, l'ufficio, i bei vestiti o le lunghe pause caffè con i colleghi che mi tengono sul lavoro? Durante i lockdown che le pandemie portano con se, in futuro ne avremo altre come ben sapete, molti non godono di questi contorni a sostenerli. Alcune persone sono rimaste scioccate da quanto poco significhi per loro il contenuto effettivo del loro lavoro. 
 

La vita è troppo breve per un lavoro che non ti entusiasma nella tua attività principale.

2. Il mio lavoro mi permette di vivere dove voglio vivere? 

O vivo in questo posto solo per avere un lavoro in cui mi sono messo ragionevolmente a mio agio, o dove ero a mio agio fino a che non ho avuto problemi con il lavoro? La grande flessibilità di dislocazione vissuta durante il lockdown ha prodotto cambiamenti duraturi per molti dipendenti. Il vecchio detto che vivi dove si trova il tuo lavoro è già molto meno valido e continuerà a perdere importanza. 

Le persone che sono nel mezzo del loro percorso lavorativo ora hanno l'opportunità di fare piani completamente nuovi su dove dovrebbe essere effettivamente il centro della loro vita. 

3. Ho scelto deliberatamente il mio orario di lavoro settimanale in modo che si adatti alla mia idea di una vita di successo? 

O invece non ho mai davvero messo in dubbio il presunto "orario di lavoro normale"? Per molti dipendenti, gli ultimi mesi sono stati un periodo in cui - non necessariamente voluti e non sempre per il piacere di tutti i soggetti coinvolti - si sono occupati di altri ambiti della vita. Che si tratti di hobby, famiglia o lavoro volontario, molte persone hanno sperimentato che non è solo il lavoro retribuito a renderci felici, ma la somma delle attività di diversi ambiti della vita. 

Certo, non tutti possono permettersi di ridurre l'orario di lavoro a poche ore. Ma almeno dovremmo valutare consapevolmente quanto del nostro tempo finito vogliamo spendere su quale area della vita.

Questi ed altri quesiti stanno portando milioni di persone, se non miliardi, a fare delle scelte fino a ieri inconcepibili in ambito lavorativo, tra loro ci sono figure di altissimo livello. Chi tra voi si occupa di management, di recruiting, di imprenditoria o di servizi personalizzti, coem è per il settore immobiliare, è già pronto a comunicare con questo nuovo popolo?

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