IL PUNTO SULL'IMMOBILIARE DAL SOLE24ORE - AgentiImmobiliari.org

Il proptech cresce se ci sono le competenze:
Nel Paese che ha cancellato il ministero per la transizione digitale, negli ultimi anni, uno dei termini più utilizzati – nel settore del Real Estate – è stato “proptech”. E, del resto, è evidente come la tecnologia sta cambiando il settore. Resta da capire quando profondo sarà l’impatto sul settore: se, da una parte, è chiaro a tutti che le attività tradizionali, a partire dall’intermediazione e dalle valutazioni, potranno essere svolte con maggior rapidità ed efficienza, dall’altra, ancora, non si percepisce quanto la tecnologia possa consentire di migliorare i fatturati delle aziende e quale sia la nuova frontiera.

L’Italia sta accelerando per colmare un gap che persiste rispetto ai nostri principali partners europei. Ma l’accelerazione si realizza solo se ci sono le competenze per la digitalizzazione del sistema. Una questioe che compete certamente al sistema formativo ma che richiede anche agli operatori del settore di investire di più e meglio nella formazione dei suoi collaboratori e dei giovani, interessati al mondo del Real Estate, che si affacciano sul mercato.


Info e dati per il bene comune: così si sviluppano le «smart city»:

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Come riavviare il sistema operativo delle città? Quale ruolo per dati e persone? I dati sono una risorsa e la loro governance è decisiva. All’interno dell’ambiente urbano soggetti pubblici e privati, imprese e cittadini, producono informazioni, ma ancora mancano le regole per la loro gestione. E non sempre l’interesse pubblico guida le scelte.
Le opportunità sono molte: tengono insieme conoscenza e trasparenza, prossimità e partecipazione, sicurezza e decoro, rinnovata capacità progettuale e programmatica, da parte della Pa e dei player privati. Con un alert: i dati non servano per mercificare la società, ma per servirla. Sotto le vesti dell’attenzione all’ambiente e dell’innovazione che caratterizzano il concetto di smart city, non si nascondano rischi come quelli sollevati ad esempio per il maxipiano sul molo di Toronto, Toronto SideWalks, che vede Google in prima linea.

Partire dai dati
Partire dai dati, capendo le interdipendenze, senza rinunciare all’immaginazione, mettendo a sistema le informazioni e ascoltando le persone, come insegna il lavoro fatto dall’area Immaginazione civica della Fondazione Innovazione Urbana di Bologna, che ricorda Maurizio Napolitano, tecnologo della Fondazione Bruno Kessler. «In questo progetto è stata decisiva la fase di partecipazione, per individuare le problematiche tra gli stakeholder e con loro discutere dei nuovi progetti da finanziare con il bilancio partecipativo che ha messo a disposizione il Comune».Gianni Dominici, direttore generale del Forum Pa ricorda che «Firenze è stata tra le prime città ad accordare una convenzione con un operatore di sharing mobility richiedendo i dati in modo aggregato». E da Varese fa scuola l’esperienza pilota di Uniascom Confcommercio, con Vodafone, spiegata dal presidente Rudy Collini, relativa al monitoraggio dei flussi e delle presenze nel distretto del commercio, con ricadute dirette su turismo, sulle relazioni con Malpensa e sui lavoratori dell’hinterland. Report settoriali con input di servizio per l’insediamento di nuove funzioni attrattive per il territorio.

Dai servizi al “governo” dei fenomeni
Dominici cita i tanti dati a nostra disposizione: quelli Istat, quelli sul funzionamento delle città (legati ad esempio a call center centralizzati com’è lo 060606 a Roma, dove le segnalazioni puntuali possono tradursi in conoscenza), quelli di crowdsurcing (com’è stata FixMyStreet, dove un’azienda o un privato fanno partire una richiesta di idee, suggerimenti e opinioni rivolta agli utenti della rete), ma anche quelli che vengono forniti automaticamente dai cittadini, come nel caso di Waze per ottimizzare e aggiornare le indicazioni stradali. Una costante produzione e diffusione di informazioni, da governare.
Non mancano città al lavoro su questi temi, come Venezia che può vantare una smart control room: una nuova gestione del tessuto urbano grazie a big data, intelligenza artificiale e sale di controllo innovative, sotto la regia del Comune e della polizia locale, con un progetto gestito da Venis e con la collaborazione di Tim come partner per l’innovazione. I dati vengono raccolti da telefonia cellulare e sensori, il centro di controllo scatta una fotografia e analizza tutto ciò che accade in termini di flussi, trasporti, raccolta di rifiuti, pulizia, per produrre scenari predittivi.
Il dato come bene comune, trend topic nei mesi della pandemia. E ancora il dato come materia di progetto. «Le risorse stanziate dal Pnrr per digitalizzare i piccoli comuni sono una spinta importante – aggiunge Dominici – si può accedervi se si opera in una logica di servizi condivisi. Basta con i comuni-campanili, si entra in una logica di collaborazione per fornire servizi avanzati e disegnare nuove geografie urbane».
Le ricadute per il mondo del real estate? L’offerta di smart working nei borghi e nelle aree interne, con tutto l’indotto; più in generale l’attenzione che si sposta dai grandi centri a tante località del Paese che possono riacquisire valore grazie a infrastrutture e servizi.

 

IL REPORT DI COLDWELL BANKER:

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Immobili di lusso, anche negli Usa un rifugio anti-inflazione
La casa non è “il rifugio dei risparmi” solo per gli italiani. Anche negli Stati Uniti, nonostante le notevoli differenze di cultura e di condizioni di mercato, gli immobili di pregio si confermano il miglior investimento per l’80% delle famiglie con possibilità di spesa.
A rivelare questo dato è “The Trend Report”, indagine realizzata da Coldwell Banker Global Luxury, in collaborazione con Censuswide, Institute for Luxury Home Marketing e Wealth-X, e grazie al supporto dei Luxury Property Specialist di tutto il mondo.

L’indagine
Il sondaggio ha coinvolto oltre 2.000 consumatori statunitensi di età superiore ai 18 anni con un reddito familiare di oltre un milione di dollari, e che hanno acquistato una casa negli Stati Uniti per un valore di oltre un milione di dollari. Secondo gli intervistati, gli immobili di lusso restano l’investimento più sicuro che si possa fare, utile anche a diversificare il portafoglio. Il 77% dei consumatori di lusso statunitensi intervistati per il rapporto, infatti, possiede almeno un investimento immobiliare. Quasi due terzi possiedono due o più proprietà, che considera come una strategia a lungo termine, più sicura di azioni, obbligazioni, cripto valute e fondi pensione.

La domanda di casa
La domanda di casa – dagli States – non riguarda solo il territorio americano, ma anche l’Europa e l’Italia. Con il via libera ai viaggi post-pandemia, si è infatti riacceso l’interesse per le proprietà internazionali.
Secondo lo stesso Report, il 67% degli intervistati possiede già proprietà al di fuori degli Stati Uniti. E accanto a Paesi come Messico, Costa Rica, Panama, Repubblica Dominicana, Belize, Cile o Indonesia, spiccano anche Italia, Portogallo, Spagna, Grecia e Francia. Fra le nostre regioni, in cima alle richieste c’è la Toscana.

Italia, Paese per le vacanze
«L’Italia – spiega Roberto Gigio, presidente e ceo di Coldwell Banker Italy – è uno dei Paesi più attrattivi per gli investitori stranieri grazie alla sua flat tax, ai prezzi delle case storicamente più bassi rispetto a quelli degli Stati Uniti e al tasso di cambio favorevole. Il governo ha anche introdotto dei programmi specifici per individui benestanti (Hnwi) che desiderano spostare la residenza in Italia acquistando una proprietà nel Paese. Negli ultimi due anni abbiamo ricevuto molte richieste da potenziali acquirenti dagli Stati Uniti e ora che la pandemia ha allentato la sua morsa, le intenzioni si stanno concretizzando in acquisti. Al punto che stiamo realizzando una guida all’acquisto specifica per guidare la clientela».
Resta fermo un punto: il nostro Paese rappresenta per gli acquirenti degli States un luogo dove cercare case «per il tempo libero e la vacanza», e non per business. La location pertanto conta più di qualsiasi altro ragionamento legato alla qualità energetica dell’immobile o alle sue dotazioni impiantistiche.

Proptech, il settore si consolida anche in Italia ma serve più attenzione al cliente
Termine anglosassone che nasce dall’associazione di “property” e “technology”, quello del proptech è un ambito estremamente in crescita nel settore del real estate italiano: un mercato ancora agli inizi, ma forse proprio per questo così interessante. Per proptech si intende innanzitutto l’applicazione delle tecnologie digitali e di strumenti innovativi e tecnologicamente avanzati al settore del real estate. In un report edito da Credit Suisse nel giugno del 2022 dal titolo “Magic word: ecosystem” che analizza il mondo del proptech si legge: «Il modo migliore per rimanere giovani e agili è guardare e imparare da ciò che le giovani generazioni stanno facendo. È una storia simile quando si tratta del settore immobiliare. Queste imprese, generalmente giovani, che si avviano con l’intenzione di traslare il settore immobiliare nell’era digitale presentano molti vantaggi. Aprono gli occhi del mercato su ciò che sta accadendo, danno una visione dell’affascinante trasformazione di un intero settore economico, rendono visibili le sfide imminenti».
Sia il settore immobiliare, sia gli investitori, sono ora consapevoli del potenziale del proptech. I segnali sono buoni: Credit Suisse nel suo report, citando la società di dati finanziari PitchBook, evidenzia come il 2021 sia stato assolutamente l’anno record in termini di volume di investimenti europei nel settore, con buone performance anche nel primo trimestre 2022.
Secondo l’Italian proptech monitor 2021 edito da Italian Proptech Network (Politecnico di Milano) e Unissu, In Italia il fenomeno proptech è in costante crescita dal 2018. Nel 2021, l’Italian Proptech Monitor (IPM) ha mappato un totale di 184 “proptech companies” con sede o operanti in Italia: +21% rispetto a dicembre 2020. Nel complesso, si legge nel report, il settore proptech italiano è in crescita e promette di guidare un’evoluzione significativa nel mondo immobiliare. Le proptech italiane stanno incoraggiando l’implementazione di tecnologie innovative e contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità promossi dalle Nazioni Unite.

Gli esperti del Politecnico prevedono una riduzione dell’incremento annuo del numero delle imprese a favore, però, di un potenziamento di quelle esistenti. Nonostante un certo ritardo rispetto ad altri paesi, il settore proptech in Italia si sta quindi dimostrando pronto al confronto con altre realtà su scala europea e non solo.Sarà importante che anche le proptech italiane, così come quelle più famose a livello mondiale, adottino come mission principale l’attenzione al cliente.Occorre che il business venga focalizzato su 5 concetti: empatia, rispetto, semplicità, comunicazione e focus sui bisogni del cliente, semplificando l'intero processo di vendita. Il proptech dovrà andare sempre più incontro alla centralità del cliente, fornendo lo stesso servizio ad acquirenti, venditori e agenti immobiliari, per dare a tutti gli strumenti per affrontare la trasformazione digitale che sta inevitabilmente impattando sul mondo del real estate.


La tecnologia Tecma per la vendita di «The Elisa» a New York:

02_VPExterior_02_.jpg?uuid=b55450fa-66a0-11ed-8c07-65028c7ee22dIl progetto “The Elisa” a New York accelera il percorso di internazionalizzazione e di sviluppo del business di Tecma nel mercato statunitense, già rafforzato con i precedenti dodici progetti già lanciati nell’ultimo anno e dopo l’apertura a Miami della controllata Tecma Us Inc nel settembre 2021. A Tecma Solutions Spa – la tech company specializzata nella digital transformation per il settore del Real Estate e quotata su Euronext Growth Milan – è stata affidata la commercializzazione di “The Elisa”, prestige boutique-building firmato dall'architetto brasiliano Isay Weinfeld.

Situato al 251 West 14th, tra i quartieri West Village, Chelsea e Meatpacking District di New York, “The Elisa” si distingue per un design di ispirazione tropicale scaturito dalla penna dell'architetto brasiliano Isay Weinfeld.
Le finiture europee di alta qualità scelte per l’arredamento interno offrono infatti semplicità ed eleganza. L’edificio dispone di 25 residenze di lusso molto spaziose e luminose, caratterizzate da layout differenti e con un esclusivo attico. Il boutique building dispone inoltre di numerosi servizi, tra cui conciergerie dedicata, fitness club e un rooftop con vista panoramica ed ambienti relax, tutte caratteristiche enfatizzate dall'utilizzo di tecnologie digitali testate in anteprima assoluta sul mercato di New York. I prezzi delle singole unità vanno da 1,5 a 5 milioni di dollari (tranne l’attico penthouse che andrà all’asta). I lavori sono in corso e gli appartamenti saranno ultimati entro il 2023.

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