Un servizio del Financial Times di pochi giorni fa, rilevava che la lunga stagione dei bassi tassi di interesse ha permesso a molte famiglie di accedere a un mutuo a prezzi estremamente vantaggiosi. Gli aumenti stabiliti da diverse banche centrali si tradurranno in una ripresa dei tassi sui prestiti bancari, che potrebbe rallentare la domanda di credito e l’acquisto di abitazioni.
Avrete letto non molti giorni fa, proprio su queste pagine, come la Germania sia già entrata in un vortice molto pericoloso provocato dalla esplosione dei prezzi di energia e materie prime, sommata all'aumento dei tassi di interesse sui finanziamenti per l'edilizia residenziale. Senza contare che l’inflazione fa perdere reddito reale alle famiglie e quindi le può mettere ulteriormente in difficoltà nel pagare le rate dei mutui.
Gli esperti prevedono che i continui aumenti porranno fine alla rapida impennata biennale dei valori immobiliari e rallenteranno drasticamente la crescita dei prezzi. Anche se, nell’ultimo trimestre del 2021, i prezzi reali delle abitazioni nei 38 paesi dell’Ocse, il club delle economie dei paesi ricchi, sono aumentati del 16% in due anni. Questo è il ritmo più veloce dall’inizio dei record 50 anni fa.
E in Italia? Dalle pagine del Sole24ore leggiamo che, secondo gli analisti, siamo tra i Paesi meno a rischio. Milano a parte, nel resto dell’Italia – dopo una lunga stagnazione – i prezzi si sono mossi di qualche punto percentuale. Nel Paese permane un mercato stabile e un forte risparmio privato. Le banche, davanti a certe situazioni, saranno più propense a chiudere i rubinetti. Ma molto dipenderà dalla tenuta dell’occupazione e, soprattutto, dalla capacità di “proteggere” e sostenere il valore dei redditi dei lavoratori; due punti questi sui quali la nostra politica interna non sembra si stia dimostrando forte e innovativa.
In ogni caso, all’Italia manca da anni una politica abitativa per i redditi medi e medio-bassi, che non riescono a inseguire i prezzi di mercato, restando ritagliata su misura dei piccoli proprietari, che da soli non sono in grado sia di rispondere alle nuove esigenze abitative, sia di attivare quegli investimenti che consentirebbero davvero una transizione energetica del comparto immobiliare residenziale, transizione a cui si stava rispondendo con il SuperBonus110%, soluzione ora praticamente resa inutilizzabile dall'attuale amministrazione dello stato.
I prossimi mesi saranno decisivi per capire se il rischio di una bolla immobiliare è solo sulla carta, ma con il riacuirsi dei casi di covid19 e una crisi climatica, e di conseguenza energetica, ormai incisiva nella quotidianità delle famiglie, riteniamo sarà il caso di non aspettare troppo prima di organizzare e mettere in atto politiche innovative volte a riprogettare l'accesso al lavoro e alla protezione del risparmio degli italiani.
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